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    Nnhotempo.it - i tagliaerba migliori
    Come scegliere il tagliaerba migliore

    By: Manuele

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    Come scegliere il tagliaerba migliore

    Ci sono diverse cose da considerare quando si decide di acquistare un nuovo tosaerba. Ecco alcuni consigli per aiutarvi a trovare il rasaerba perfetto per le vostre esigenze:

    • Il Motore

      acquistare un tagliaerba con un motore di qualità e adatto alle proprie esigenze è un passaggio fondamentale. Motori a scoppio o elettrici alimentano piccoli e grandi rasaerba, fatta eccezione per i trattorini da giardino che vanno solamente a benzina.

    • La dimensione del vostro giardino

      le dimensioni contano! Conoscerle vi aiuterà a determinare il rasaerba più adatto alle vostre esigenze. Generalmente, un rasaerba a spinta è una buona scelta per i giardini di medie dimensioni. Più piccolo è il vostro cortile, più piccolo potrà essere il piatto di taglio.

    • Il tipo di terreno

      per un piccolo cortile pianeggiante si può optare per un normale tosaerba a spinta. Se il vostro cortile è in pendenza o collinare, è opportuno prendere in considerazione un tagliaerba semovente. Un tosaerba a spinta con grandi ruote posteriori è la soluzione migliore per i terreni accidentati. Tutti i rasaerba a motore sono in grado di affrontare terreni variegati, anche se alcuni rasaerba si muovono meglio di altri sui pendii.

    • Le vostre condizioni fisiche

      nella scelta di un tosaerba bisogna tenere conto dell’età e della condizione fisica dell’utilizzatore. Un tosaerba semovente è probabilmente la migliore soluzione e può essere adatto anche per un cortile molto piccolo, nel caso spingere un tosaerba risulti per l’utente un’attività particolarmente faticosa.

    • La lama

      scegliere un tagliaerba adatto alle proprie esigenza significa anche valutare il tipo di lama che può essere montata. Un rasaerba mulching, ad esempio, ha una lama speciale che sminuzza finemente l’erba tagliata, depositandola sul prato; quest’ultima fungerà quindi da fertilizzante naturale e non sarà pertanto necessario raccogliere e smaltire i ritagli.

    • Lo scarico dell’erba

      i ritagli, fatta eccezione per la pacciamatura, possono essere scaricati lateralmente o posteriormente. Ciò significa che sarà poi premura dell’utente raccogliere successivamente i cumuli d’erba lasciati sul prato. La più popolare come opzione sono i modelli con sacco, che permettono un rapido smaltimento dei ritagli.

    Arboricoltura urbana

    By: Manuele

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    La Coltivazione degli Alberi

    In passato, con l’espansione delle città, si è iniziato a piantare alberi in viali, parchi e giardini a causa di tutti gli effetti positivi che quest’ultimi hanno in ambito urbano come filtrare l’aria, mitigare il clima e dare un migliore benessere psicofisico.

    Nel corso del tempo però, a fronte dei numerosi incidenti, ci si è venuti a trovare nella condizione in cui gli alberi dovevano essere gestiti, curati e quindi potati. All’epoca i migliori esperti di piante erano gli agricoltori e gli operatori forestali che , in quanto tali, sono stati impiegati per gestire le alberature urbane.

    Pur facendo del loro meglio e mettendo in pratica tutte le nozioni e l’esperienza in loro possesso, con gli anni ci si iniziò ad accorgere che non si era risolto il problema, perché anche alberi potati, continuavano a schiantarsi e ribaltarsi. Il motivo, era che le tecniche di potatura portate su gli alberi ornamentali, pur essendo molto efficaci per produrre frutti o legna da opera, non lo erano altrettanto per mantenere sicure ed in salute le piante in città.

    Tutto questo però, venne capito solo intorno agli anni settanta, quando Alex Shigo dopo avere condotto per circa venti anni studi su gli alberi,  formulò una serie di teorie che spiegavano come funziona il “sistema albero” e quali sono le sue strategie di difesa dalle aggressioni esterne.

    Shigo scoprì, tra le altre cose, che gli alberi non sono in grado di richiudere i tagli di grande diametro in tempi brevi e mentre questo avviene, i funghi lignivori iniziano a nutrirsi del legno disgregandolo e creando carie all’interno dei rami e del fusto, indebolendo così la stuttura. Gli errori più frequenti commessi in potatura quindi, sono proprio le capitozzature con conseguente eliminazione di gran parte o tutta la chioma (considerate che un’albero nel pieno delle forze ha come limite l’asportazione di non più del 20% della massa fotosintetica).

    Gli alberi esistono da milioni di anni, da molto prima dell’uomo, sono gli organismi viventi piu grandi e longevi che esistano. La loro lunghissima evoluzione gli ha portati ad essere organismi quasi perfetti, capaci di sfruttare al meglio le risorse del luogo in cui radicano e soprattutto di adattarsi all’ambiente che li circonda e di modificarsi in base alle variazioni ambientali, come il cambio della disponibilità di luce, il cambiamento delle sollecitazioni provocate dal vento, o dal peso stesso dei rami che aumenta durante la crescita. Quella degli alberi è una biologia che si basa su delicatissimi equilibri ed è solo grazie a loro, se è possibile la vita sul nostro pianeta.

    Le grandi altezze raggiunte dalle cime o le pesanti branche orizzontali che sembra debbano rompersi da un momento all’altro sono stupende opere di ingegneria, costruite con anni e anni di adattamento e modificazioni ed è a tutto interesse dell’albero mantenerle stabili. Ogni taglio che noi eseguiamo, è comunque una privazione, una modificazione ad una struttura praticamente perfetta delle esigenze di ogni singolo esemplare, cercando di assecondarne la vita attraverso lavori mirati alla sua salvaguardia, valutando di volta in volta il caso specifico.

    Sono assolutamente da evitare qualsiasi tipo di capitozzatura, cioè l’eliminazione totale o parziale della chioma tramite tagli di grosso diametro, in quanto creano una serie infinite di danni, che porteranno con il tempo alla morte dell’esemplare. Tagli di grandi branche, creano grosse ferite che sono una porta d’accesso ai funghi che degradano il legno. In corrispondenza dei tagli iniziano a crearsi carie del legno che indeboliscono la struttura, mentre per cercare di recuperare il volume di foglie tolte, l’esemplare emetterà numerosi ricacci in rapida crescita verticale che non faranno altro che infittire la chioma aumentando l’effeto vela da parte del vento.

    Inoltre questi ricacci, ad intervalli di 3-4 anni, dovranno essere diradati e ridimensionati, perché le inserzioni non sono stabili e lasciarli crescere vuol dire andare in contro a rischio di sbrancamento (rottura di grossi rami nel punto di inserzione). Si può ben capire, che in questo modo i costi di manutenzione aumentano considerevolmente, a differenza di una corretta potatura che in media richiede turni di intervento distanziati di 6-8 anni.

    Un altro fattore assolutamente da non sottovalutare, è che all’eliminazione parziale o totale della chioma, corrisponde la morte di parte delle radici. Anche le radici, come il fusto e le branche sono soggette all’attacco dei funghi cariogeni e quindi l’ancoraggio al terreno e la stabilità della pianta sono minati. Se un albero capitozzato non viene ridotto di volume costantemente, avremo come risultato che l’ apparato radicale sarà inadeguato a sorreggere l’esemplare e si andrà in contro al rischio di ribaltamento.

    Questi interventi, oltre a creare i danni sopra descritti, spingono l’albero ad emettere in corrispondenza dei tagli, un gran numero di ricacci in rapida crescita verticale, per cercare di recuperare nel minor tempo possibile, il volume fogliare perso, visto che le sostanze fotosintetizzate sono la fonte di nutrimento dell’albero. Questo è il vero motivo di una risposta così vigorosa dopo una potatura e non come si crede, sintomo di benessere perchè la potatura rinforza le piante!

    Questi ricacci nel giro di alcuni anni diventeranno veri e propri rami, che andranno ad infittire la chioma aumentando l’effetto vela da parte del vento e l’inserzione alla base sarà debole e instabile, in quanto la parte “viva” dell’albero è quella più marginale, più vicina alla corteccia ed è da questa zona che nascono i rami, mentre all’interno i funghi continuano a degradare il legno. Non ultimo l’asportazione di gran parte della chioma, sottopone l’albero ad un forte stress ed all’eliminazione di moltissime sostanze elaborate durante la fotosintesi, costringendo ques’ultimo ad un’enorme sforzo per la sopravvivenza. Non a caso capita spesso che alcuni anni dopo una capitozzatura, si assista alla morte dell’albero.

    Ma la cosa più pericolosa e che dovrebbe di più fare riflettere, è che la capitozzatura, provoca morte di una parte dell’ apparato radicale, perchè ogni singolo apice aereo è collegato alle radici e l’asportazione di legno “sopra” corrisponde all’eliminazione di legno “sotto”, quindi anche in questo caso si espongono le radici ad un danno come i rami ed in egual modo all’aggressione di funghi. In questo caso le radici però, non hanno la stessa reattività dei rami nel rispondere al problema, oltre al fatto che un fungo che aggredisce le radici o il colletto, innesca il riscio crescente nel tempo, di ribaltamento.

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